"Tu dovresti fare la radio!"

Testimonianza di don Dante Balbo, Diacono Permanente

| 21 Marzo 2021 | Testimonianze | Collegio dei Diaconi Permanenti

“Tu dovresti fare la radio!” – Così mi accolse Mons. Eugenio Corecco quando con un gruppo di amici, con le rispettive mogli, andammo a trovarlo per chiedergli di darci un posto per fondare una comunità.

Fu in quell’occasione che accennammo al fatto che avevamo sentito che c’erano i diaconi permanenti e in diocesi ne esistevano un paio. Volevamo sapere cosa fossero, perché l’idea di servire la Chiesa dall’interno ci piaceva, ma ne sapevamo troppo poco.

Così è cominciata la mia avventura, che anni dopo, con un altro vescovo si è conclusa con la mia ordinazione diaconale.

La radio l’ho anche fatta, dopo che sono entrato a lavorare in Caritas Ticino e abbiamo intrapreso un’altra grande sfida: fare televisione. Ma nel frattempo è cresciuto il mio desiderio di essere al centro del cuore ferito della Madre Chiesa, con il mio servizio e la disponibilità a servire il Signore dove mi avrebbe voluto.

Sono Dante Balbo, tornato alla Chiesa in giovane età, grazie ad un sacerdote di strada, che raccoglieva giovani dispersi e disperati e scoprendo poi la Grazia, che per me ha preso la forma del Rinnovamento nello spirito Santo.

Sono sposato ed è per questo che sono venuto a vivere in Svizzera, ormai quasi quarant’anni fa. Ho due figlie grandi, di cui siamo orgogliosi, perché nonostante noi sono piene di bellezza e grazia.

Credo di poter dire di essere molto fortunato, perché per formazione (sono psicologo e psicoterapeuta), ho potuto prestare il mio servizio proprio dove dovrebbe essere un diacono, nella Caritas diocesana.

Ho battezzato pochi bambini e non ho sposato molte coppie, così come non sono coinvolto molto spesso come diacono nella liturgia. Tuttavia Non mi sento defraudato, sia perché essendo rare, le mie esperienze liturgiche sono sempre emozionanti come la prima volta, sia perché grazie ad un’altra mia passione, la musica, seguo da molti anni un gruppo di animatori della musica e del canto per onorare la celebrazione eucaristica. Ci siamo chiamati SALM, un acronimo per dire servizio di animazione liturgica e musicale. Qui ho potuto esercitare non solo le mie competenze musicali, per le quali del resto non chiedo molto ai partecipanti, ma anche la mia passione per la Parola di Dio e il senso profondo della musica e del canto nell’esperienza umana e liturgica.

Grazie alle circostanze della vita, non sono diventato né un superchirichetto, né un semiprete, senza nulla togliere alla dignità dei servizi, tanto meno alla preziosità del sacerdozio ministeriale, ma in un certo senso questo mi ha posto esattamente dove mi sembra di aver compreso debba stare un diacono, in croce, fra il popolo e l’altare, esposto ad entrambi con la povera offerta di sé.

Pensavo di aver quasi concluso la mia missione, di andarmene in pensione, forse di diventare un po’ più meditativo e vicino agli aspetti più prettamente liturgici e invece è arrivato questo tsunami benefico di nuove fioriture nella diocesi e allora… vedremo dove ci porterà lo Spirito.

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