Comunione eucaristica e comunione spirituale

Una riflessione a margine dell'esperienza dell'attuale pandemia

| 18 Febbraio 2021 | Ministri Straordinari della Comunione | Ministri Straordinari della Comunione
Comunione eucaristica e comunione spirituale

Nel corso di questo ultimo anno – caratterizzato dai nuovi comportamenti imposti dalla pandemia – sul piano liturgico siamo stati e siamo tutt’ora confrontati con delle limitazioni alle nostre abitudini. La tecnologia è venuta in aiuto dei fedeli praticanti, portandoci in casa la Parola di Dio e le immagini delle celebrazioni eucaristiche settimanali. Molte sono le differenze che abbiamo potuto cogliere fra il seguire le celebrazioni in presenza e il seguirle a distanza, attraverso lo schermo. Su una differenza particolare voglio mettere l’accento: il modo di ricevere la Santa Comunione. Nell’impossibilità di comunicarsi con il vero Pane consacrato, diventato a tutti gli effetti Corpo di Gesù, è proposta la “Comunione spirituale”. La domanda ricorrente è: ma le due modalità di comunicarsi sono equivalenti? Hanno lo stesso effetto? Mi ispiro a un testo del cardinale canadese Marc Armand Ouellet.

Ai nostri giorni, la facilità con la quale tutti si comunicano ha fatto dissolvere in molti il senso spirituale profondo della comunione eucaristica. Un certo desiderio di partecipazione attiva sul piano sociale ha soppiantato l’esigenza – un tempo fortemente percepita – dello stato di grazia per accostarsi alla comunione. Ecco perché occorre richiamare l’insegnamento della tradizione cattolica sulla distinzione e l’unità tra la comunione sacramentale e la comunione spirituale così come è stato compreso e trasmesso nel corso dei secoli. Sin dalle origini san Paolo è intervenuto con tutta chiarezza sulle disposizioni richieste per mangiare e bere degnamente il Corpo e il Sangue del Signore: “Ciascuno, dunque, esamini sé stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1Cor 11,28-29). Tra queste disposizioni risaltano in primo piano la carità e l’unità che mancavano tra i Corinti ai quali egli rivolge questo avvertimento. Al capitolo precedente l’Apostolo indica il fondamento di queste disposizioni: “E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane” (1Cor 10,16-17). L’Apostolo unisce così inseparabilmente il corpo eucaristico di Cristo e il suo corpo ecclesiale. 

Sant’Agostino prolunga questa dottrina paolina dell’unione spirituale al corpo sacramentale ed ecclesiale di Cristo: “Se voi, dunque, siete il corpo e le membra di Cristo, sulla mensa del Signore è deposto il mistero di voi. A ciò che siete rispondete: “Amen” e, rispondendo, lo sottoscrivete. Ti si dice infatti: “Il Corpo di Cristo”, e tu rispondi: “Amen”. Sii membro del corpo di Cristo, perché sia veritiero il tuo Amen”. Tanto egli descrive la virtù unitiva di questo sacramento, tanto insiste sulle disposizioni per un’autentica comunione spirituale: “Mangiare questo cibo e bere questa bevanda, vuol dire dimorare in Cristo e avere Cristo sempre in noi. Colui invece che non dimora in Cristo, e nel quale Cristo non dimora, né mangia la sua carne né beve il suo sangue, ma mangia e beve a propria condanna un così sublime sacramento, essendosi accostato col cuore immondo ai misteri di Cristo, che sono ricevuti degnamente solo da chi è puro”.

Nel suo commento sul Levitico, Origene parla nello stesso senso descrivendo la comunione spirituale dell’anima santa come un cibarsi del Verbo: “Dunque il luogo santo è l’anima pura. In questo luogo ci è comandato di mangiare il cibo della parola di Dio. Giacché non conviene che un’anima non santa riceva parole sante: ma, se si purifica da ogni sozzura della carne e dei costumi, allora, divenuta luogo santo, prenda come cibo di quel pane che discende dal cielo”

San Tommaso d’Aquino raccoglie la Tradizione apostolica e dei Padri della Chiesa, l’arricchisce per mezzo delle sue caratteristiche distinzioni tra cui quelle che noi cerchiamo di meglio comprendere e le elabora in dettaglio: "[…] si può ricevere questo sacramento in due modi: spiritualmente e sacramentalmente. Ora, è chiaro che tutti sono tenuti a comunicarsi almeno spiritualmente: poiché ciò significa incorporarsi a Cristo, secondo le spiegazioni date. La comunione spirituale però include il desiderio di ricevere questo sacramento, come si è già osservato. Perciò, senza il desiderio di ricevere questo sacramento, non ci può essere salvezza per l’uomo". San Tommaso si sforza in seguito di precisare la comunione sacramentale e la comunione spirituale poiché esse sono ordinate l’una all’altra. "Il modo perfetto, dunque, di ricevere l’Eucaristia si ha quando uno riceve il sacramento in modo da riceverne l’effetto. Capita però, a volte, che uno sia impedito di ricevere l’effetto di questo sacramento: e allora la comunione eucaristica è imperfetta. Come, dunque, il perfetto si contrappone all’imperfetto, così la pura comunione sacramentale in cui si riceve solo il sacramento senza il suo effetto si contrappone alla comunione spirituale in cui si riceve l’effetto di questo sacramento, che unisce spiritualmente l’uomo a Cristo per mezzo della fede e della carità". La differenza di cui qui egli parla riguarda colui che si comunica sacramentalmente con le giuste disposizioni spirituali e percepisce di conseguenza l’effetto spirituale del sacramento, e colui che si comunica solo sacramentalmente senza percepirne i frutti poiché manca delle disposizioni di fede e di carità. La sua risposta alle obiezioni precisa ancora la stessa cosa: “La comunione sacramentale che giunge a quella spirituale non le si contrappone, ma è inclusa in essa”. In breve, ci sono un modo perfetto e un modo imperfetto di comunicarsi: il modo perfetto identifica comunione sacramentale e spirituale, dove la prima nutre la seconda; il modo imperfetto è sia quello della comunione sacramentale senza l’effetto spirituale in mancanza di disposizioni, sia ancora la comunione spirituale di desiderio senza la comunione sacramentale a motivo d’un qualsiasi impedimento.

L’invito per un modo perfetto di comunicarsi in questo periodo può essere quello di accostarsi alla comunione spirituale durante la celebrazione a distanza, completata dalla comunione eucaristica durante una Messa feriale, nei giorni successivi.

Luca Guglielmini
ministro straordinario della Comunione

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